Mi chiamo Ivan Rocca, nato nel 1983 ai piedi dei Colli Euganei. Ho vissuto a lungo a Maserà di Padova e ora risiedo a Nottingham, nel Regno Unito.
La mia vita lavorativa comincia a diciassette anni, quando dopo numerose bocciature scolastiche sono stato assunto in una fabbrica come operaio. Ero deluso, scoraggiato dai miei ripetuti fallimenti. Lasciavo trascorrere le giornate una dietro l’altra, tutte uguali, tutte senza scopo alcuno. Non fraintendermi, ho conosciuto persone che apprezzano il lavoro in fabbrica, che lo accettano e anzi ringraziano di averlo. Io semplicemente non mi sentivo parte integrante dell’ambiente, lo consideravo asfissiante e inconcludente. Forse stavo buttando via la mia intera esistenza.
Avevo ventun anni quando ho mosso i primi passi per cambiare la mia vita. Senza smettere di lavorare, ho concluso gli studi in una scuola serale, seguendo un corso di ragioneria. Ancora non ci si avvicinava all’ambito cui ero portato, ma almeno mi era stata data un’opportunità senza per questo perdere il biennio che avevo già conseguito. Una volta preso il diploma, mi sono trovato di fronte a un bivio, la scelta che avrebbe determinato la mia vita futura. Tenermi il lavoro da operaio, andare a vivere nella casa che avevo acquistato e trovarmi un giorno a inveire contro le tasse, il caro-benzina, i politici. Oppure stravolgere tutto, abbandonare un impiego a tempo indeterminato, vendere le mie cose e andare a vivere in un altro Stato. Optai per la seconda scelta.
Intervistato da Notts TV
Non sono mancate le obiezioni. Colleghi che conoscevo a malapena mi chiedevano se fossi pazzo, altra gente mi osservava come si guarda chi sta per fare una scelta sbagliata e un giorno sarebbe tornato indietro elemosinando qualcosa e facendo ammenda per i propri errori. Ovviamente ci sono stati anche gli incoraggiamenti, ripensandoci davvero pochi. Non sono una persona testarda, ma in quel frangente sono stato inamovibile. La scelta era ormai fatta, punto e basta.
Dopo qualche mese trascorso a Nottingham per imparare la lingua inglese, sono finito nella prima meta dell’italiano all’estero: Londra. Decine di migliaia di italiani, giovani e non, vivono nella metropoli che conta otto milioni di persone nella sua intera area urbana. L’italiano a Londra lavora nella ristorazione e così a ventisette anni mi sono ritrovato a lavorare come cameriere, partendo dal rango più basso di un mestiere che può essere molto nobile. Grazie alla mia tenacia e al savoir faire nelle relazioni con le persone, dopo cinque mesi ero responsabile di sala e dopo altri sei sono diventato manager del ristorante. A volte ripenso agli anni spesi in fabbrica e poi in un anno e mezzo all’estero – BOOM! – ero manager di un ristorante italiano di successo nel centro di una delle capitali mondiali. Ma il futuro non aveva ancora finito di sorprendermi.
Con Jeremy Corbyn
Come si sa, l’uomo segue le occasioni e se le crea, quindi a un certo punto abbandonai la carica per seguire un altro sogno. Da sempre leggo e scrivo, da racconti a canzoni, da favole moderne a saggi brevi. Più di una volta amici e parenti mi avevano consigliato di provare a scrivere un libro, quindi ho approfittato dei sei mesi trascorsi a Colchester per redigere il mio romanzo, una storia che avevo in mente da almeno dieci anni. Passo dopo passo ho spedito la sinossi a ventidue case editrici, ho rispedito il manoscritto a chi era interessato, ho avuto qualche scambio di mail e… il gioco è fatto, il mio primo romanzo è stato pubblicato nel maggio del 2014. Tre anni prima ero un operaio, dal momento della pubblicazione ho osato definirmi scrittore.
Intervistato su "On the same boat" di Noemi Filetti
Il consiglio che voglio dare a chi è senza lavoro e a chi si sente scoraggiato è di non affidarsi solo a ciò che offrono gli altri. Cerchi un lavoro che vuoi sentire tuo? Createlo! Si può fare e io ne sono la testimonianza. Ci metterai anni, suderai, soffrirai e spesso ti chiederai se stai facendo la cosa giusta. Sii testardo, implacabile. Alla fine avrai il tuo risultato, e tutta la soddisfazione per l’impegno che ci hai messo e tutto l’ottimismo per le opportunità che la vita sa offrire, in Italia o all’estero. Se vogliamo cambiare il Bel Paese, cambiamo prima noi stessi.